Cose di bici è una newsletter che parla di biciclette e altre felicità.
Il Flâneur è un aristocratico benestante che passeggia per il piacere di farlo, gode del paesaggio, trae ispirazione dalle strade della città per scrivere romanzi, racconti, articoli e reportage con cui indaga e codifica l’esperienza della città moderna. In altre parole una persona che vaga senza meta, e in questo suo vagare impara a conoscere la città meglio di chiunque altro, la memorizza con i piedi.
“Baudelaire e Benjamin fecero del flâneur una figura leggendaria, simbolo di libertà e autodeterminazione. Ma anche attestazione dei privilegi maschili”
L’equivalente femminile del Flâneur non esiste, e forse, dice Lauren Elkin -autrice di Flâneuse. Donne che camminano per la città a Parigi, New York, Tokyo, Venezia e Londra- non esiste perché in effetti le donne non hanno mai avuto la completa libertà di passeggiare: “anche passeggiando le donne hanno a che fare con degli ostacoli sconosciuti agli uomini, devono sempre pensare a come comportarsi e decidere di camminare da sola per strada, senza una vera meta, ha un che di sovversivo”.
Storicamente le città sono state costruite da uomini per rispondere alle esigenze di altri uomini. Dal momento che le donne fino a poco tempo fa vivevano relegate principalmente nella dimensione domestica, le loro esigenze sono sempre state meno considerate rispetto a quelle degli uomini lavoratori, che occupavano invece lo spazio pubblico. Gli urbanisti, prevalentemente di sesso maschile, hanno dunque disegnato le città senza prendere in considerazione la prospettiva di genere.
Ce ne rendiamo conto tornando a casa da sole la sera su marciapiedi poco illuminati, quando pur di non salire su un tram semideserto chiamiamo un taxi, quando spingendo il passeggino siamo costrette ad aggirare continui ostacoli sul nostro cammino. Per non parlare del fatto che la maggior parte dei nuclei familiari possiede una sola macchina (per fortuna) e solitamente questa è ad uso esclusivo dell’uomo; se le politiche delle nostre città incentivano l’utilizzo del mezzo privato, stanno di conseguenza favorendo il genere maschile. Investire sul trasporto pubblico sicuro e capillare e puntare alle pedonalizzazioni, queste sono azioni che incontrano le necessità delle donne (ma non solo..)
Vienna è la capitale Europea che sta lavorando meglio in questo senso. E’ dagli anni 90 che, chi si occupa di urbanistica e mobilità in città, progetta e costruisce con un’attenzione particolare all’inclusività. E’ chiaro che una città che riconosce e risponde alle esigenze delle donne è di conseguenza una città più inclusiva per tutte le persone, una città che abbraccia le differenze e le valorizza. L’urbanistica di genere non riguarda solo le donne ma anche i bambini, gli anziani, le persone queer o con disabilità, che ugualmente non sono state prese in considerazione al momento della progettazione delle città.
Milano Gender Atlas è una ricerca che offre alcuni dati interessanti sulla questione. Tra le tante cose ne emerge che su 4.367 spazi pubblici, 141 (meno del 3%) sono intitolati a donne – di cui 47 a figure religiose e 94 a figure meritevoli della società civile.
Alcuni articoli che ho letto:
Perché le città sono strutturalmente sessiste
A che punto siamo con l’urbanistica di genere in Italia
Il caso di Vienna
La città delle persone si crea puntando sull’immaterialità dell’architettura
I libri che vi consiglio sull’argomento:
La città femminista: La lotta per lo spazio in un mondo disegnato da uomini
Flâneuse. Donne che camminano per la città a Parigi, New York, Tokyo, Venezia e Londra
Il senso delle donne per la città. Curiosità, ingegno, apertura
Questa non è la ciclabile più corta d’Italia e io sono stanca di leggere stupidaggini. Prima di condividere una notizia, una foto, un fatto, verifichiamo le informazioni, confrontiamoci con chi è sul posto e magari ne sa più di noi. Non diamo adito ad inutili polemiche, la disinformazione arriva ovunque, prepotente.
Milano non sta bene. E l’infelicità è una delle poche espressioni di democrazia rimaste.
Siamo tornati a proteggere la ciclabile di Viale Monza, abbiamo festeggiato (si fa per dire) un anno di ProteggiMi ♡
“Hanno ragione a protestare - ha spiegato l’ Assessora Censi - pensavamo bastasse l’educazione e invece non è stato sufficiente. Ora passeremo alle sanzioni”.
Basta così per oggi, vi auguro di poter vagare a piedi o in bicicletta o magari su un tram per le strade della vostra città, solo per il gusto di farlo, alla ricerca delle risposte alle vostre domande.
«Anche le città credono d'essere opera della mente o del caso, ma né l'una né l'altro bastano a tener su le loro mura. D'una città non godi le sette o settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda.»
Le città invisibili - Italo Calvino
Cose da fare
Lunedì 13 ore 19:30 : La Stazione delle Biciclette
“JAN ULLRICH – Il più forte, il più fragile” presentazione del libro AlventoGiovedì 16 ore 18:30 : Eroica Caffè Milano
Aperitivo con Manlio Pisu autore del libro Stendhal in biciclettaDomenica 19 novembre ore 11: Arci Bellezza
”Io e Lady B” presentazione del libro con me, Monica Nanetti, Giovanni Storti e Gino CerviDomenica 19 : Monza Gravel ride Anima Gravel II
Sabato 26 : Foliage in bicicletta con Ciclofficina Nascosta e Andrea Bolzoni
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Ciao Ilaria, bello iniziare la settimana con le tue parole e i tuoi spunti. Leggerò gli articoli linkati appena riesco. Il tema mi ha fatto tornare in mente un articolo che avevo letto su Uppa Magazine del 3/23, che si chiamava "una città per bambine e bambini", perchè aveva premesse e conclusioni affini a quelle da te riportate qui. Purtroppo non sono riuscita a recuperarlo in rete e ce l'ho solo in cartaceo, se ti può interessare scrivimi che vedo come posso girartelo qualche modo!
Preziosi consigli di lettura (molto bello il pezzo su Vienna).