Cose di bici è una newsletter che parla di biciclette e altre felicità.
Scrivo dall’allo taxi che da Saint Louis mi porta a Dakar. In macchina siamo cinque persone: quattro passeggeri e il guidatore.
Gli Allo Taxi sono taxi collettivi che si muovono su una tratta prestabilita, il prezzo della corsa si contratta prima di partire e si viaggia in compagnia, trovandosi a condividere il percorso (in alcuni casi anche molto lungo) con degli sconosciuti. Sul sedile accanto al guidatore c’è un ragazzo piuttosto giovane, che al richiamo del muezzin al tramonto ha chiesto all’autista di fare una sosta in una delle moschee lungo la strada per pregare - ne abbiamo approfittato per sgranchirci le gambe; sul sedile posteriore accanto a me c’è una signora senegalese con grandi occhiali da sole e un bellissimo vestito bianco. Entrambi vanno a Dakar. Qui in pochi possiedono un’automobile e questo tipo di trasporto collettivo è molto diffuso. Qualche giorno fa, di rientro da Rosso verso Saint Louis, al termine del nostro viaggetto in bici, abbiamo caricato le biciclette sul tetto di una sept place, una station wagon - solitamente Renault o Peugeot, che può ospitare, come suggerisce il nome, fino a sette passeggeri.
Le sept place sono molto diffuse, costano un po’ di più rispetto al bus, ma sono più “veloci”. Spesso sul tetto c’è la qualunque: montoni (vivi), valige di ogni tipo, provviste, persone e nel nostro caso, quattro biciclette; l’autista aspetta pazientemente di riempire tutti e sette i posti e si parte. Sono macchine vecchiotte, quindi si viaggia a velocità piuttosto basse, e va bene così; per noi è stata un’occasione per ammirare il paesaggio e fare due chiacchiere con i nostri compagni di viaggio. L’Africa si muove lentamente; in città per spostarsi si usano carretti trainati da cavalli o asinelli.
*foto di Angelo Lisco
Abbiamo anche pedalato, ovviamente. Da Saint Louis a Rosso -città di frontiera con la Mauritania, passando per il Parco di Djoudj, il santuario nazionale degli uccelli. Per evitare la strada nazionale, asfaltata ma molto trafficata, abbiamo pedalato su quella che qui chiamano la piste, una strada battuta di terra rossa che, nel nostro caso, seguiva il corso del fiume Senegal. Faceva molto caldo, la bici presa a noleggio non era proprio come quella con cui sono abituata a viaggiare, il sole africano dà alla testa e il primo giorno di viaggio abbiamo forato tutti e quattro dopo meno di 20km dalla partenza.
La nostra salvezza sono stati gli pneumaticien che abituati a sistemare gomme di grossi camion, non hanno avuto problemi riparare le forature in maniera più o meno convenzionale, vulcanizzando pezzi di vecchie camere d’aria; si impara sempre qualcosa. In Senegal l’acqua non è potabile, dimenticatevi le fontanelle, per bere e rinfrescarci durante il viaggio abbiamo fatto diverse soste presso le boutique dei piccoli villaggi incontrati sul nostro cammino.
Piccole e anguste, le boutique sono spesso il centro del villaggio; in pochi metri quadri sono stipati generi di prima necessità, un piccolo frigo con bibite più o meno fresche e sacchetti d’acqua, baguette (con un po’ di fortuna fresche di giornata), burro e poco altro. Il secondo giorno di viaggio, alle 11:30 circa, stremati dal caldo, abbiamo mangiato pane burro e sardine in compagnia delle caprette che passeggiavano per le strade del villaggio, tra gli sguardi curiosi dei bambini.
Noi bianchi qui veniamo chiamati Toubab; in alcuni villaggi delle aree interne, i bambini più piccoli ci hanno confessato di non aver mai visto un bianco prima di noi. Pedalare sulla terra rossa è faticoso, ma a rendere il tutto più piacevole c’erano facoceri, pellicani e un’ottima compagnia.
Ho avuto il grandissimo privilegio, grazie ai miei compagni di viaggio, di visitare il paese non da turista; ho dormito nelle case, diviso i pasti e trascorso tempo prezioso con le persone del posto. È stato scomodo a volte, a tratti difficile, ma soprattutto molto arricchente e di certo indimenticabile.
Il Senegal è il paese della Teranga, che in italiano si traduce come ospitalità; posso assolutamente confermare.
Tra i motivi del viaggio c’era anche quello di supportare, come volontari, l’associazione Senegol per il diritto al gioco dei bambini e delle bambine. Più avanti, quando sarà il momento, ve ne parlerò in maniera più approfondita.
Varie ed eventuali
Una campagna belga molto carina video suggerito da Monica Nanetti 🫶🏼
Jovanotti ha organizzato un concerto riservato esclusivamente ai ciclisti. I 5.000 biglietti sono andati sold out in poche ore.
Justin Timberlake ha pedalato con i bambini e le bambine del bike bus 🫶🏼
A Milano è iniziata l’Accademia delle strade condivise, un‘iniziativa del Comune di Milano e C40, parte della campagna di sensibilizzazione Milano Futura Ora. L’Accademia prevede vari appuntamenti, dedicati a pubblici specifici, con l’obiettivo di far conoscere meglio i temi, i benefici e le sfide della mobilità attiva, sicura e sostenibile e di informare chi si sposta, vive e lavora a Milano su come strade e spazi pubblici più condivisi migliorano la salute e la sicurezza di tutti. Tutti gli incontri sono gratuiti ma è consigliata l’iscrizione qui: https://linktr.ee/accademiastradecondivise
Vi ricordo che sono aperte le iscrizioni per il corso EPMC; se non sapete di cosa sto parlando, cliccate qui e chiedete pure a me se avete bisogno di ulteriori informazioni.
Io resto qui ancora un paio di giorni, saluti e bici dal Senegal 🇸🇳
Grazie per queste condivisioni! Ho bei ricordi del Senegal e soprattutto di Saint-Louis. La mia tesi di laurea è stata proprio su Senegal, cartografia partecipata e cooperazione (in particolare la zona del Delta del fiume). Ci ho vissuto qualche mese <3 ma allora non avevo pedalato e visto il paese dal punto di vista della bici! Che voglia di tornarci :) Buona permanenza!
È sempre un piacere leggerti!