Cose di bici è una newsletter che parla di biciclette e altre felicità.
Il verde degli ulivi, l’azzurro del cielo che si mischia col mare, il bianco dei muretti a secco e delle case di pietra, il grigio antico dei trulli, il rosso dei pomodori sulla focaccia.
Questi sono i colori della giornata appena trascorsa pedalando in Valle d’Itria lungo l’itinerario che mi ha condotto da Ostuni, la città bianca, fino alle campagne di Martina Franca, più precisamente a Tenuta Odetrigia dove passerò la notte.
Mi trovo qui per portare a termine una missione: raccontare il progetto DINAclub e alcune delle strutture ricettive che ne fanno parte qui in Puglia.
Ma cos’è questo DINAclub e perché è utile sia ai cicloturisti che alle strutture ricettive?Lo lascio spiegare a Paolo Bettini in questo video!
La collaborazione con Komoot gioca a mio parere un ruolo fondamentale dando visibilità alle strutture ricettive che vengono segnalate all’interno dell’app come “punto di ricarica e-bike” e offrendo al cicloturista la possibilità di scaricare gratuitamente il pacchetto regione; quando si dice un win-win!
Ah, dimenticavo, usufruire della rastrelliera è completamente gratuito, vi basterà scannerizzare il qr code e creare un profilo per usufruire degli sconti.
In collaborazione con Repower
Viaggiando si impara
Imparo sempre un sacco di cose viaggiando, e quindi ecco alcune cose che ho scoperto oggi lungo il tragitto:
Ostuni la chiamano la città bianca per via del colore della calce utilizzata fin dal Medioevo per costruire le case, sia perché era facile da reperire e dava luce alle stradine, ma soprattutto perché è un ottimo antisettico e igienizzante: infatti, intorno al ‘600, un periodo di siccità provocò carestie e diverse le epidemie di peste e la cittadina venne tutta imbiancata a calce viva per limitare il dilagare della terribile malattia.
Il nome Valle d’Itria è di origine Bizantina, in onore della Madonna Odigitria che si trova nella Chiesa dei Cappuccini a Martina Franca, nota anche come Madonna del Buon Cammino, in quanto, secondo la tradizione popolare, indicava la giusta via al viandante in difficoltà.
Le tracce del mio viaggio in Puglia le troverete sul mio profilo Komoot e su quello di DINAclub che vi lascio qui: komoot.com/it-it/user/repower
Friland
Lo scorso weekend l’ho passato dormendo in una casetta di 12 mq tra le vigne dell’Oltrepò Pavese, è stato bellissimo. Qui c’è la traccia, so che la stavate aspettando.
La casetta era quella di Friland, l’unica in Lombardia per adesso, e so che in tanti avete già prenotato una notte, sono felice che vi sia piaciuta l’idea!
Di seguito vi lascio qualche dettaglio in più sul soggiorno e sugli itinerari da fare in bicicletta in quella zona.
Come arrivare: noi siamo partiti da Milano con un treno (+bici) diretto a Voghera e da lì abbiamo pedalato sulla Greenway Voghera-Varzi per un pezzettino e poi tra le colline fino a raggiungere la nostra casetta.
La casetta: è autosufficiente e all’interno c’è tutto quello che serve, addirittura la piastra ad induzione per cucinare, la colazione per il giorno dopo, la moka e il caffè e un phon minuscolo ma efficiente.
Grazie alla collaborazione con Komoot, chi soggiorna nella struttura ha accesso a diversi percorsi da fare a piedi o in bicicletta nei dintorni, bellissima idea.
Noi abbiamo preso da mangiare lungo la strada, poi abbiamo fatto visita al Castello di Stefanago che si trova a meno di un km dalla casetta per acquistare una bottiglia di vino di loro produzione da bere tra le vigne al tramonto. Meraviglioso.
Ovunque tu vada, vacci con tutto il cuore.
“Gentile Fiorillo, uso il canale di mio genero per dirle che ho avuto un piacevole sobbalzo aprendo il suo libro, imbattermi nel preambolo su Siponto. Siponto era la metà ciclistica estiva di noi ragazzi (anni '50-'60). Si partiva da Foggia (via Trieste), uno scatto sul cavalcavia del cimitero e poi la "via Manfredonia, in gran parte alberata, pianeggiante, tranne uno strappo( la "salita di Santa Lucia". A Siponto lasciavamo le bici tra i cespugli di oleandri. Bagno, panino e via per il ritorno. P.S. anche io snocciolo le amarene da mettere al sole nei tegami di terracotta.”
Ho ricevuto questo messaggio su instagram e ho pensato a quanti ricordi girano con le ruote della bicicletta.
Storie che si intrecciano anche a sessant’anni di distanza.
Ah, “di biciclette e altre felicità” dal 18 di Giugno è anche un audiolibro, potete ascoltarlo qui, l’abbonamento è gratuito per i primi 30 giorni ♥︎
Il corpo delle donne
Qualche sera fa, durante il W!Festival organizzato dalle Cicliste per Caso ho avuto modo di guardare il documentario Il corpo delle donne di Lorella Zanardo e vi invito a vederlo se ancora non l’avete fatto. Io da quel momento non riesco a smettere di pensarci, magari ne parliamo nella prossima newsletter, quando l’avrò metabolizzato.
Si, lo so, è tosto.
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